L’attenzione rivolta alla necessità di maggiore sicurezza nelle nostre città è una costante quotidiana. Non passa giorno, infatti, che sia possibile sfogliare un quotidiano senza leggere e comprendere dai fatti di cronaca come, da un lato, siano giustificate le continue richieste agli organi preposti di attuare maggiori azioni a garanzia della sicurezza pubblica e come, dall’altro, sia alto il rischio del ruolo degli operatori di polizia.  Il continuo confronto formativo internazionale, il know how operativo, lo studio delle casistiche e delle sentenze in materia, ha consentito al Team dei formatori IPTS di formulare un’attento esame degli indici di rischio e delle lacune addestrative attuali. Riportiamo di seguito solo alcuni punti che desideriamo porre in evidenza nell’analisi delle criticità operative e formative fin ora riscontrate:

  • Lo studio della normativa. Sono una costante dei nostri seminari, sono numerose infatti le richieste di approfondimento giuridico della materia in riferimento all’attuazione delle procedure operative. Bisogna mettere gli operatori nelle condizioni di poter agire secondo quanto è previsto dalla legge e dai protocolli operativi vigenti;
  • Gli effetti psicofisici destabilizzanti derivanti dallo Stress. Quando un operatore di  Polizia si trova catapultato improvvisamente in una colluttazione, in situazioni ad alto rischio, come ad esempio in presenza di soggetti armati, entrano in gioco particolari funzioni del sistema nervoso autonomo (SNS – sistema nervoso simpatico – Adrenalina e Noradrenalina). Nell’organismo, si attivano una serie di reazioni chimiche tali da destabilizzare fisicamente e psicologicamente il controllo razionale delle proprie azioni. Riteniamo sia necessario far comprendere durante le fasi addestrative, con simulazioni operative, riscontri e filmati, quale sia una vicina realtà delle dinamiche (imprevedibili). Schemi classici ed interventi sterili non hanno portato ad alcun beneficio a nessun operatore, anzi con molta probabilità hanno consegnato loro una distorta visione della realtà.
  • La sintesi schematica di alcune procedure attualmente in uso alle forze di polizia non prevedono una diversificazione dei protocolli d’intervento qualora venga attuato da un singolo Agente (procedura fortemente sconsigliata, ma qualora, come spesso accade, l’agente si trovi nell’impossibilità di ottenere la cooperazione/copertura o operi contestualmente in assenza di altro/i componente/i) o venga messo in atto da due o più operatori di Polizia. Si rende necessario quindi un addestramento relativo all’intervento operato sia dal singolo Agente e, nell’ipotesi più frequente, qualora operi in pattuglia. L’obiettivo da raggiungere è allargare le variabili di intervento per favorire l’attuazione sinergica del protocollo operativo secondo le norme di sicurezza;
  • Lo studio dei principi di attuazione delle progressive fasi dell’uso della forza (dall’approccio verbale fino all’uso,  qualora necessario e legittimo, delle armi o strumenti di coazione e contenzione fisica);
  • Lo studio delle diversificazioni operative. Dalla conoscenza degli indici di rischio, alla valutazione dello specifico protocollo di intervento da attuare. Come ad esempio nei casi di soggetti in stato di agitazione psicofisica, in caso di TSO, soggetti in stato di ebrezza ecc.;
  • Sviluppare le capacità basiche per valutare lo stato psicofisico del soggetto su cui è necessario l’impiego della forza, in particolare per evitare che le manovre contenitive possano danneggiare il fermato. Qualora le condizioni fisiche siano in qualche modo compromesse, bisognerà richiedere  l’intervento medico o del 118. In tutti i protocolli vigenti, in particolare in quelli che hanno aggiornato le modalità di intervento operativo, viene sottolineato che le procedure operative previste per il contenimento del fermato non devono creare pericolo per l’incolumità di questi ed in particolare non prevedono azioni o tecniche operative volte ad ostruire le vie respiratorie, arteriose e venose;
  • Conoscere la procedura tecnica per consentire le basiche manovre per facilitare le regolari funzioni delle vie aree (Posizione laterale di sicurezza – Posizione laterale di sicurezza con controllo);
  • Le tecniche operative volte all’immobilizzazione/ammanettamento di un soggetto sia esso collaborativo, sia pericoloso per sé e/o per terzi, devono necessariamente prevedere la conclusione delle fasi contenitive-restrittive nel più breve tempo possibile.

Nelle fasi addestrative IPTS per la corretta attuazione dei protocolli operativi vengono inoltre considerati alcuni punti essenziali:

  1. Il monitoraggio dei tempi di attuazione delle fasi operative (nelle sessioni di addestramento IPTS ad esempio le fasi di immobilizzazione e ammanettamento al suolo devono avvenire in un tempo non superiore ai 40 secondi, con l’inserimento di progressive difficoltà e variabili destabilizzanti);
  2. Un programma formativo che mira al raggiungimento di precisi obiettivi (Standards) attraverso la progressione e l’evoluzione degli I.C.C.S.  (Individual Common Core Skills);
  3. La riproduzione di scenari realistici nell’addestramento (Reality Based Training);
  4. Un graduale inserimento di fattori stressogeni sotto inoculazione controllata IPTS-SIT (Stress Inoculation Training).

 Testo: Cristiano Curti Giardina

Il nostro team presente in tutta Italia sarà lieto di organizzare seminari formativi gratuiti presso tutti i Comandi/Reparti/Nuclei delle Forze di Polizia Nazionali e Locali.

Per informazioni: info@ipts.it