Spesso sentiamo dai discenti al termine dei corsi “Utilissimo, ma dovremmo ripeterlo periodicamente”. Una affermazione che rende chiara sia l’utilità delle informazioni e delle nozioni apprese, sia le difficoltà nell’interiorizzare determinate sequenze e renderle proprie, naturali, istintive o meccaniche.
Purtroppo, eccetto rare eccezioni, la formazione attuale dei corpi di polizia usa un modello definito “classico”, dove gli operatori sono chiamati, nella migliore delle ipotesi con cadenza semestrale/annuale o come spesso capita “una tantum”, alla partecipazione a corsi di formazione “d’obbligo”, che vanno dalla formazione di base iniziale, alle esercitazioni di tiro, alle esercitazioni per la gestione dell’O.P. per i reparti mobili della FF.OO., ai corsi di Tecniche Operative di Polizia. Purtroppo fanno discutere le modalità e il numero di ore di formazione previste, ma è un dato di fatto che la formazione comporta un costo e non tutti sono disposti a sostenerlo. Il risultato, in termini di efficacia, di questa formazione “a spot” minimale e discontinua è paragonabile a tenere in allenamento un giocatore di calcio per qualche giorno e poi di fargli giocare la partita a distanza di mesi. L’attività dell’operatore sarà di certo poco vicina e rispondente a quanto appreso nel corso di formazione, e lo sarà sempre meno man mano che passa il tempo tra il corso e l’evento traumatico, mentre il successo della risposta all’evento critico, di contro, sarà in gran parte dovuto alle sue capacità adattive e di controllo emozionale, all’esperienza accumulata negli anni di servizio, ed in buona parte alla fortuna.
Da qualche anno la IPTS ha introdotto una formazione professionale che, oltre ai contenuti classici, prevede un programma formativo che mira al raggiungimento di precisi obiettivi (Standards) attraverso la progressione e l’evoluzione degli I.C.C.S. (Individual Common Core Skills) programmando una attività formativa periodica a cicli ripetitivi. Riteniamo sia infatti il modello efficace ed utile per ottenere quelle abilità necessarie per la gestione dei compiti a cui sono demandati gli operatori di Polizia e per la molteplicità dei rischi a cui sono esposti.
Il team di Istruttori della IPTS presenti, oltre che sul territorio nazionale, anche in diverse realtà su scala internazionale, effettua continue ricerche per lo sviluppo dell’addestramento operativo, elaborando modelli evoluti di formazione e ritenendo utili le attività formative che portano ad una risposta efficace contestualizzandola ed adeguandola ai rischi. Secondo questo modello, gli addestramenti hanno il compito di educare alla conoscenza dei protocolli di sicurezza e alla prevenzione di pericoli. Questi nuovi moduli formativi pertanto, per essere ritenuti efficaci, devono:
a) Riprodurre scenari realistici nell’addestramento (Reality Based Training): La simulazione realistica, comprende la realizzazione di uno scenario che veda gli operatori confrontarsi con una ambientazione lavorativa, ad esempio inserendo i protocolli e le procedure operative nel contesto di un controllo veicolare, o riconducendo gli operatori ad attuare il processo decisionale a seguito dell’analisi di contesto specifico (Soggetti Ambiente Pericoli). Gli elementi di prevenzione, il principio della distanza di sicurezza, la corretta postura/posizione dal soggetto fermato, l’interazione dei componenti della pattuglia, la copertura reciproca, le tecniche di intervento operativo, e i protocolli di sicurezza sono solo alcuni elementi che si susseguono in maniera progressiva al fine di rendere la risposta all’evento critico quanto più verosimile. E’ indispensabile per i formatori equipaggiarsi in maniera adeguata per consentire agli operatori di intervenire con una intensità ed efficacia non molto distante da quella reale.
b) Riprodurre un modello avanzato per l’apprendimento delle procedure dei protocolli denominato Cross Training articolato in tre step (fase cognitiva e visiva, fase esecutiva pratica, fase esplicativa): La mente umana non è una scatola vuota, cioè sprovvista di conoscenze riguardo ai fenomeni e alle situazioni. L’esperienza lavorativa, la formazione professionale, la vita quotidiana contribuiscono ogni giorno a costruire/ricostruire la conoscenza preesistente. Tale conoscenza tacita e implicita ha un grande peso sul pensare e sull’agire quotidiano, oltre che sull’apprendimento di nuove conoscenze. Nell’ambito delle tecniche operative in genere si ritengono efficaci le sequenze semplici e poco macchinose, ma il successo risiede nel riscontro sulle modalità con cui vengono fornite le procedure da eseguire. Nella prima fase (cognitiva–visiva), il formatore IPTS mette in luce gli aspetti tecnici e nozionistici dando risalto anche alle normativa di riferimento. A seguire vengono riprodotte delle immagini e delle sequenze video per lasciare spazio alle interpretazioni dei discenti e fornire loro una chiave di lettura impostandola sui principi della sicurezza e delle procedure operative; nella seconda fase (esecutiva pratica) vengono insegnate le corrette tecniche e tattiche delle procedure operative e viene richiesto ai discenti di riprodurlo in maniera corretta; nella terza fase (esplicativa) i discenti non solo devono riprodurre la tecnica in maniera corretta, ma devono condividere le nozioni con gli altri corsisti ripetendo le singole fasi della procedura da eseguire.
c) Introdurre gli elementi/fattori stressogeni: Quando un operatore di Polizia si trova catapultato improvvisamente in una colluttazione, in situazioni ad alto rischio, come ad esempio in presenza di soggetti armati, entrano in gioco particolari funzioni del sistema nervoso autonomo (SNS – sistema nervoso simpatico). Nell’organismo, si attivano una serie di reazioni chimiche tali da destabilizzare fisicamente e psicologicamente il controllo razionale delle proprie azioni. Immaginiamo di trovarci davanti ad un evento che scaturisce dall’attuazione di alcuni compiti di routine di un operatore di polizia: “una pattuglia ferma un soggetto alla guida in evidente stato di alterazione alcolica che, alla richiesta dei documenti per l’identificazione, va in escandescenza e aggredisce fisicamente gli operatori”. Quali fattori psicofisiologici entrano in gioco? Presi di sorpresa dall’aggressività del soggetto, il battito cardiaco avrà un’improvvisa accelerazione partendo dai 60/80 bpm (battiti per minuto di un soggetto a riposo) fino ad un picco valutabile tra i 150 e i 180 bpm; entreranno in gioco i c.d. ormoni dello stress, l’adrenalina e la noradrenalina e ciò comporterà difficoltà nelle capacità respiratorie, uditive e visive. In alcuni casi si resta immobili, in altri si tenderà a auto proteggersi o addirittura a scappare dal pericolo. Per far fronte a queste naturali e istintive risposte del nostro organismo, derivanti dal c.d. stress da evento critico, l’operatore dovrà addestrarsi sotto l’induzione di stress. Durante i corsi rivolti agli operatori di polizia, abbiamo realizzato un programma di approccio graduale che prevede tre diverse fasi di intensità (Alpha-Bravo-Charlie), esercizi che consentono di migliorare le proprie prestazioni per la gestione dello stress. Consistono nella ripetizione continua di sequenze tattiche sotto stress al fine di attivare la “memoria muscolare”, ottenendo reazioni e tattiche eseguite in maniera meccanica, quindi naturale.
Al fine di riprodurre gli effetti fisiologici derivanti dallo stress, gli operatori sono allenati sotto forma di condizionamento psicofisiologico affinchè possano trovare ed elaborare risposte efficaci nelle tecniche e tattiche operative.
Il Programma IPTS-SIT (Stress Inoculation Training) è il risultato di una ricerca e di studi scientifici e di una ampia collaborazione tra esperti internazionali della formazione. L’IPTS-SIT è composto in sostanza da quattro elementi:
- Fattore tempo – L’esecuzione della procedura deve essere ultimata entro un periodo di tempo prestabilito per risultare efficace ai fini della sicurezza;
- Fattore fisico – Si parte dalla valutazione delle capacità fisiche dei singoli discenti attraverso lo Start Test, in questa prima fase ai discenti viene richiesto di effettuare un breve training fisico. Solitamente tra il 70% e il 80% dei corsisti supera senza alcun affaticamento eccessivo questo test, ad un 20 % sono riscontrate lievi difficoltà. Sono rari i casi di incapacità al superamento di questo basico test, spesso derivanti da problematiche fisiche di vario genere. Ne conseguirà una fase di esercizi aerobici e anaerobici tali da riprodurre moderatamente l’aumento del battito cardiaco e consentirne, attraverso la ripetizione di determinate sequenze, l’adattamento ed il controllo della respirazione. Un allenamento funzionale per ottenere una risposta meccanica alla procedura;
- Fattore visivo – Vengono sviluppati esercizi dove si riproducono elementi visivi a capacità visiva ridotta, l’obiettivo è far aumentare la percezione dei pericoli e l’attenzione agli elementi che compongono lo scenario (Vie di fuga, zone a rischio, possibili pericoli, variabili di percorso ecc.)
- Fattore emotivo – Riconduce sostanzialmente allo sviluppo del Mind Set Operativo (atteggiamento mentale/professionale degli operatori). Un training mentale che serve ad immedesimarsi in quel che accade nella realtà, percepirne le difficoltà, le paure, le reazioni incontrollate e le dinamiche operative.
La ciclicità e la continuità dei percorsi formativi
Sono il presupposto per l’efficacia di una formazione che mira allo sviluppo di competenze professionali. La formazione operativa, a differenza di quella nozionistica/teorica, necessità di una programmazione dei moduli in forma ciclica, ripetitiva e periodica. Il risultato per quanto si possa pensare, assume assoluta importanza non tanto negli interventi quotidiani, bensì negli eventi critici ad alto contenuto di stress. E’in queste occasioni che si ha un riscontro effettivo sulla efficacia dell’addestramento, che ricordiamo, rappresenta la chiave della sicurezza (per se e per terzi).
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