(di Cristiano Curti Giardina – Rivista Crocevia n.07-8/2017 Ed. Maggioli – Diritti Riservati)

Immaginiamo di assistere ad una scena, siamo a Parigi è il pomeriggio del 6 giugno 2017, sono circa le 16:00, appena poche ore dopo gli attentati terroristici che hanno scosso l’Inghilterra.  Ci troviamo davanti alla chiesa di Notre Dame, una delle principali attrazioni turistiche, mentre migliaia di visitatori da tutto il mondo passeggiano e sono in coda per l’ingresso. Un uomo armato di un martello tenta di aggredire gli agenti che erano di pattuglia nella piazza davanti alla cattedrale, riuscendo a ferirne uno al collo, provocando lievi lesioni e per fortuna senza gravi conseguenze. Gli agenti sul posto intervenuti in difesa del collega esploderanno dei colpi diretti alle gambe dell’aggressore neutralizzandolo (non al corpo come si era appreso dalle prime notizie – specifica resa nota dalla Polizia). Fermo restando l’analisi di contesto, e non avendo sufficienti elementi per poter definire se l’uso è stato o meno legittimo delle armi da fuoco, se ci fermassimo ad analizzare solo questa scena, potremmo considerare due elementi 1) l’operatore che ha usato l’arma è stato costretto a respingere un’aggressione armata; 2) forse (ci auguriamo non sia così) l’operatore in questione sarà imputato di aver utilizzato in maniera non proporzionata la difesa.  La normativa di riferimento de la “légitime défense” in Francia, infatti, non si discosta dal nostro principio generale(*)