L’indice di rischio nelle attività di Polizia, il trend costante dei dati sulle aggressioni, la formazione efficace.

A cura di Cristiano Curti Giardina – Presidente IPTS

Quando un Operatore di Polizia si trova catapultato improvvisamente in una colluttazione, in situazioni ad alto rischio, come ad esempio in presenza di soggetti armati, entrano in gioco particolari funzioni del sistema nervoso autonomo (SNS – Sistema Nervoso Simpatico). Nell’organismo, si attivano una serie di reazioni chimiche tali da destabilizzare fisicamente e psicologicamente il controllo razionale delle proprie azioni.  Gli operatori sono consapevoli che nel corso della carriera lavorativa saranno inevitabilmente coinvolti in situazioni ad alto rischio. Molto dipenderà dal contesto e dall’ambito lavorativo ma, anche chi lavora in una tranquilla cittadina di montagna, non può escludere la possibilità che un evento pericoloso ad alto impatto emotivo possa piombargli addosso all’improvviso.

Nel lavoro di Polizia, l’indice di rischio è quantificabile?

L’ Hogan Assessment System definisce un ambiente lavorativo pericoloso, come un ambiente in cui vi sono richieste di attività che possano esporre un soggetto ad attività rischiose e per la gestione di queste vi sono potenziali pericoli per l’incolumità.

Il lavoro del poliziotto viene definito comunemente come un “People Work” e fa parte degli Emergency Services, ovvero un lavoro che direttamente è inglobato nella gestione dell’ordine e della sicurezza in senso ampio e naturalmente anche delle emergenze. E’ un lavoro svolto a contatto con le persone in differenti contesti, da cui ne scaturiscono interventi dalle variabili non definite ne prevedibili. Ed ecco il primo concetto utile da menzionare, un Operatore della sicurezza lavora in contesti imprevedibili.

Non è difficile ad esempio leggere sui quotidiani, o assistere ad aggressioni agli operatori di Polizia nell’espletamento di attività operative. Le stesse aggressioni spesso vengono riprese dagli utenti, diventando un fenomeno virale sui più comuni social e come spesso accade sono oggetto di scherno e di feroci commenti.

Quali sono i criteri di riferimento per la valutazione dei rischi?

Secondo prescritti parametri (sistema delle matrici di rischio) vengono valutati due elementi: la probabilità che si verifichi un evento (aggressione, infortunio, ecc.) e la gravità dei danni che ne conseguono. La matrice di rischio utilizzata nelle linee guida INAIL corrisponde ai criteri definiti nelle normative UNI EN 1050-7 e UNI EN 292/1/1991. Da queste emerge una formula in cui si considera che “R” (il Rischio) sia il risultato di “P” (Probabilità dell’incidente) moltiplicata per “G” (la Gravità del danno per la salute).

Cosa raccontano i dati sulle aggressioni agli operatori di Polizia in Italia?

Secondo l’osservatorio ASAPS “Sbirri Pikkiati”, nel 2023 sono state registrate 2.685 aggressioni fisiche agli Agenti sulle strade, più di 7 al giorno, uno ogni 3 ore. Il 36,7% delle aggressioni causate da stranieri, il 28% da ubriachi, il 15,6% degli attacchi portati con armi proprie o improprie.  Analizzando il trend negli ultimi anni, è possibile constatare che il numero delle aggressioni mantiene una spiccata costanza. Sono dati da tenere assolutamente sotto controllo, poiché secondo il sistema matriciale descritto, più che di studio delle probabilità, si tratta di valutare delle certezze croniche. In considerazione di quanto appena descritto, se si aggiunge che in molti casi il lavoratore di Polizia (in particolare delle Polizie Locali) non dispone di adeguati strumenti per la salvaguardia dell’incolumità (DPI, strumenti di autotutela, attrezzature e mezzi idonei) ed una adeguata formazione/addestramento, è inevitabilmente chiara la potenziale possibilità di riportare danni di diversa entità (Testo Unico Sicurezza sul luogo di lavoro D.Lgs 81/2008  – La responsabilità dei Dirigenti e l’obbligatorietà della formazione dei lavoratori esposti a dei rischi).

L’efficacia della formazione integrata per la riduzione dei rischi

Purtroppo in Italia la formazione attuale dei corpi di Polizia prevede un modello definito “classico”, dove gli operatori sono chiamati, nella migliore delle ipotesi con cadenza semestrale/annuale o come spesso capita “una tantum”, alla partecipazione a corsi di formazione “d’obbligo”, che vanno dalla formazione di base iniziale, alle esercitazioni di tiro, alle esercitazioni per la gestione dell’O.P. per i reparti mobili della FF.OO., ai corsi di Tecniche Operative di Polizia ecc. Purtroppo fanno discutere le modalità e il numero di ore di formazione previste, ma è un dato di fatto che la formazione comporta un costo, e anche se minimo, non tutti sono disposti a sostenerlo.  Il risultato, in termini di efficacia, di questa formazione “a spot” minimale e discontinua è paragonabile a tenere in allenamento un giocatore di calcio per qualche giorno e poi di fargli giocare una partita a distanza di mesi. L’attività dell’Operatore sarà di certo poco vicina e rispondente a quanto appreso nel corso di formazione, e lo sarà sempre meno man mano che passa il tempo tra la sessione formativa e l’evento operativo.

La principale difficoltà che viene riscontrata dagli discenti nell’apprendimento delle procedure operative, che possono andare dalle tecniche e tattiche operative, fino all’addestramento al tiro, sono l’interiorizzare di specifiche sequenze e di nuovi schemi motori in particolare durante riproduzione degli stessi in scenari di addestramento realistici.

Il Team di formatori IPTS da oltre dieci anni continua a beneficiare di numerosi studi e di confronti con autorevoli accademie di polizia, oltre che della collaborazione di esperti internazionali. Grazie a queste preziose collaborazioni, i report e gli studi statistici (FLECT), rilevano che il modello formativo efficace per le forze di polizia, a differenza di quello classico accademico multi materia strutturato a compartimenti stagni, si basa su un nuovo concetto di formazione integrata multidisciplinare, che consente di mettere in connessione diverse aree formative all’interno di un unico percorso strutturato. Gli Operatori possono beneficiare oggi, attraverso l’Associazione Professionale IPTS, di un modello formativo evoluto, che li accompagna in una programmazione periodica, con il primario compito di fornire gli strumenti per prevenire i pericoli ed attuare i protocolli di sicurezza previsti per limitare i rischi nel proprio lavoro.

Nell’immagine sono riportati: I segni di un morso alla gamba di un operatore di Polizia Locale – Anelli con punte metalliche indossate per ferire un poliziotto – il soccorso ad un agente ferito. 

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