Viene definita De-Escalation l’uso da parte degli Operatori di Polizia di tecniche e tattiche comunicative volte a saper gestire il confronto e quindi la comunicazione con un soggetto pericoloso-armato che presenta uno stato alterato, con l’obiettivo primario di allentare le tensioni.
Affrontiamo nell’IPTS International Police Training System da anni questo genere di formazione per migliorare e sviluppare le forme di comunicazione operative.
In questo breve report abbiamo voluto mettere due video a confronto. Le scene possono sembrare molto simili, ma in realtà c’è una differenza nelle azioni, nel contesto oltre che nella gestione della comunicazione verbale e non verbale.
Nel primo video il poliziotto dell’Ohio dopo un controllo di routine si trova improvvisamente a contatto con un soggetto armato di coltello che minacciandolo gli grida “kill me, kille me!”; purtroppo sarà costretto ad esplodere dei colpi. La comunicazione usata c.d. operativa vecchio stile, non si avvicina a quelle delle più attuali tecniche del “Talk down and Calming down” che adottano strategie per rallentare i processi dell’aggressività e abbassare i toni espressivi.
Nel secondo video abbiamo un’altra situazione. Un soggetto che brandisce un oggetto scuro in direzione del pubblico ufficiale, compiendo movimenti del tutto analoghi al classico puntamento di un’arma da fuoco. Guardando ed ingrandendo bene le immagini, il poliziotto di Toronto ha saputo ben analizzare il contesto, definirne l’entità della minaccia e attraverso questi elementi è riuscito a portare a termine l’operazione (l’arresto senza riportare danni). In questa circostanza, sono evidenti i risultati di una buona attività addestrativa e formativa. Il poliziotto sceglie di ottenere “il risultato utile” adottando la tecnica comunicativa della de escalation. Agli occhi di un neofita è palese come tale comunicazione possa essere interpretata come un azzardo. Prima di giudicare però, siamo obiettivi! Non conosciamo infatti nei dettagli l’analisi di contesto e le valutazioni messe in atto dal poliziotto che lo hanno condotto alla decisione di non sparare pur avendo un oggetto puntato contro. E qui merita un plauso per aver saputo identificare la minaccia.
Nel corso degli addestramenti con i simulatori di tiro (virtual shooting range) che presentammo due anni fa all’expo nazionale delle Polizie Locali di Riccione, evidenziammo proprio come questo tipo di training fornisce una capacità discernitiva e valutativa delle minacce e quindi dei rischi, ottenendo dei risultati molto evidenti proprio nei contesti ad alto rischio e di forte stress operativo. Ritornando all’analisi del secondo caso, potremo dire certamente che la fortuna stavolta è andata dalla parte giusta, consapevoli che il rischio corso è stato oltremodo alto.
Nella memoria del collega di Toronto resteranno sicuramente delle immagini indelebili per tutta la vita. Siamo certi che oggi affronti il suo lavoro con serenità e con maggiore consapevolezza. La consapevolezza emergerà nei suoi racconti ai suoi cari, ai quali dirà di non aver udito quei suoni (click…Bang!) a differenza di altri suoi colleghi che purtroppo hanno dovuto sentire e giustificare in altre circostanze analoghe. La serenità sarà la sua forza nel gestire un dibattimento dinanzi ad un Giudice che non avrà motivi o indizi per indagarlo ed accusarlo di omicidio o eccesso colposo.
Per fortuna esistono anche queste storie che supportano tanti operatori che credono nella formazione professionale ed investono nei training specialistici.
Ciò che è stato sviluppato nell’addestramento della Polizia di Toronto, ottiene due grandi riscontri: quello personale dell’operatore e quello del dipartimento di polizia che oggi mostra fiero al mondo quanto fatto per la formazione del proprio personale come monito e vanto.
di Cristiano Curti Giardina
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